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2015/06/20 1° Incontro dei delegati regionali (Documenti in preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale)
Atti del Convegno (Documenti post Convegno)
 

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Papa Francesco a conclusione del suo intervento al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo) ha affermato: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà.” Un accorato appello ai delegati delle diocesi italiane al quale il Pontefice ha fatto seguire anche indirizzi concreti su cui orientare un’efficace azione pastorale: “Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo Convegno.”

I delegati marchigiani al convegno di Firenze, i componenti del Servizio per l’attuazione del 2° Convegno regionale (SERAC), le Commissioni regionali per la Famiglia e il laicato si sono ritrovati presso il Centro Giovanni Paolo II di Loreto per raccogliere l’invito del Papa ad approfondire l’EG e impostare un’azione pastorale improntata alla sinodalità. Presenti il Cardinale Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi responsabile del SERAC, il Vescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Giovanni Brugnaro che ha accompagnato il cammino del convegno di Firenze e il Vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica incaricato dalla CEM per la pastorale giovanile. I lavori sono stati preceduti dalla preghiera e una lectio di mons. Brugnaro sul brano del Vangelo di Mc 6, 30-34. L’ascolto della Parola (EG) – ha sottolineato il presule - nutre e dà forza al nostro fare e aiuta a stare nella barca della fraternità, della comunione e della sinodalità.

Don Francesco Pierpaoli ha introdotto l’incontro ricordando il cammino compiuto dalle Chiese  delle Marche: 2° convegno regionale, preparazione e contributo della nostra regione al convegno di Firenze, la lettera pastorale dei Vescovi incentrata sulla famiglia, cuore e metodo della pastorale. Ha inoltre richiamato i Sinodi sulla famiglia e l’Anno giubilare, eventi che hanno offerto  indicazioni e insegnamenti importanti  per ridare slancio al cammino di una evangelizzazione rinnovata ed efficace,  pensata con discernimento comunitario per il nuovo tempo. Il metodo dei laboratori, sperimentato a livello marchigiano, è stato utilizzato anche a Firenze, una modalità che agevola il coinvolgimento di tutti e genera un movimento creativo, come auspicato dallo stesso papa Francesco. I lavori sono proseguiti in tre gruppi, articolati nelle Metropolie di Ancona, Fermo e Pesaro. Una scheda ha orientato la discussione, focalizzata in particolare sulle suggestioni vissute a Firenze, sulle relazioni tra presbiteri e laici, sul dialogo con la città e il territorio, sul rapporto con i giovani e su quali potrebbero essere i prossimi passi delle Chiese delle Marche camminando insieme in dialogo, collaborazione e sinergia. Lo scopo è di individuare iniziative concrete per partire con un’attività pastorale coerente con l’impostazione e le priorità di Firenze.

Le proposte scaturite dalla discussione dei tre gruppi sono state illustrate per grandi linee all’assemblea. Per Pesaro occorre evitare due rischi: che la sinodalità rimanga solo un proclama e località di una stessa Chiesa si muovano con velocità diverse. E’ necessario rafforzare i collegamenti tra diocesi e garantire la reale rappresentatività dei Consigli pastorali. Si suggeriscono riunioni periodiche dei Consigli pastorali diocesani delle metropolie. Le rigidità parrocchiali, ove esistano, possono essere rimosse promuovendo esperienze di fraternità. Il Serac dovrebbe elaborare schede di lettura sull’EG. Ancona ha proposto di lavorare sulla pastorale universitaria e sui giovani verso i quali sono state già sperimentate esperienze positive. Vanno intensificati i rapporti con gli insegnanti di religione e proposti progetti alle scuole, dialogando con i dirigenti. I campi missionari vanno ampliati e intensificati. Sarebbe molto utile raccogliere le buone prassi comuni e individuare poche idee dell’EG per poi metterle in atto. Gli Uffici delle diocesi debbono lavorare insieme e gli Istituti di studi religiosi vanno utilizzati meglio.  Fermo ha espresso la convinzione che il discernimento comunitario vada posto al centro dell’azione pastorale, perché può diventare fermento e lievito di crescita corale. Tale scelta può comportare il cambio dello sguardo, che deve sempre essere unitario. Occorre promuovere esercizi pratici di comunione  e incontrarsi con stile, senza gerarchie precostituite. I giovani sono il campo da affrontare con maggiore vigore e iniziative creative. Tutto ciò può aiutarci a ricongiungere le generazioni e migliorare l’obbedienza pastorale. Le comunità parrocchiali vanno  valorizzate, in particolare per la capacità di progettare missioni in maniera creativa. Il Cardinale Menichelli ha concluso i lavori esprimendo gratitudine ai partecipanti per la disponibilità e l’impegno profusi. Ha sottolineato che la sinodalità è un modo di essere e di vivere; la precondizione, però, è quella di starci. Le Metropolie possono essere  lo strumento per aiutarci a lavorare e camminare insieme. Le Diocesi vanno riviste attraverso processi partecipativi locali, altrimenti c’è il rischio di soluzioni imposte dall’alto. E’ indispensabile recuperare una più forte passione perché nelle nostre comunità si avverte stanchezza.

Sauro Brandoni

Firenze 2015

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Il Cardinale Menichelli ringrazia per l’impegno, prima e dopo Firenze, e auspica una forte passione per una pastorale rinnovata.

Gli 87 delegati marchigiani al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze hanno tenuto a Loreto   presso il Centro per la pastorale giovanile Giovanni Paolo II il loro secondo incontro,  insieme ai membri del Servizio regionale di attuazione del convegno ecclesiale (SeRAC), della Commissione regionale per il laicato, della Consulta regionale di Associazioni e Movimenti, dell’Ufficio regionale per la Famiglia.

Alla presenza dei Vescovi hanno sviluppato  un impegnativo confronto per mettere a punto il contributo delle Chiese locali delle Marche al tema al centro del Convegno: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. La discussione complessiva dei due incontri ( il primo si è tenuto il 20 giugno a Colle Ameno di Ancona) ha cercato di rispondere all’interrogativo di cosa significa essere umani oggi e quale apporto possono fornire i cattolici alla luce del di più della loro fede. La ricerca,  in una prospettiva al contempo culturale e missionaria,  si è fatta carico di delineare e progettare nuovi impegni di evangelizzazione e di testimonianza nella società attuale, sempre più frammentata, individualista e impaurita dagli effetti della globalizzazione. Lo sguardo è stato sempre positivo, nella consapevolezza che il Paese racchiude grandi potenzialità per superare le sue fragilità e ricostruirsi come una grande comunità solidale.

Anche a Loreto la riunione è stata preceduta dalla preghiera e da una meditazione su un brano biblico, nell’occasione “Le nozze di Cana di Galilea” (Gv 2,1-11) guidata dall’Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Giovanni Brugnaro che ha curato, su incarico della CEM, la preparazione in vista di Firenze. Secondo il Presule questo primo di una serie di Segni ci aiuta a comprendere la figura e la missione di Gesù, che è la vera novità, il compimento, il solo in grado di colmare le manchevolezze e “trasformare l’acqua in vino”. Il vino come dono di Gesù viene offerto all’ultimo e nella sua abbondanza è il dono escatologico del Messia. Il Segno manifesta la sua Gloria che diviene visibile e percepibile per i discepoli grazie alla fede totale, la stessa che deve animare noi lettori del Vangelo.

Il  nuovo umanesimo non può che essere radicato nella visione cristiana dell’uomo, la sola in grado di dare una risposta alla crisi antropologica. E’ questo il filo rosso che ha unito il confronto all’interno dei laboratori, uno per ciascuna delle cinque vie di umanizzazione, cinque movimenti esistenziali – così li identifica la Traccia di preparazione al convegno – da intraprendere nelle realtà di frontiera (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare). Al termine del lavoro dei laboratori, ogni gruppo ha illustrato all’assemblea una iniziativa significativa ( una specie di perla) come esemplificazione di un umanesimo incarnato anche alla luce della lettera pastorale dei Vescovi incentrata sulla famiglia come cuore e metodo della pastorale che si rinnova. Sono risultati cinque movimenti esistenziali che preparano – come si sottolinea nella Traccia  - a quella festa dell’umano che vuole essere l’appuntamento di Firenze.

“Le idee e le proposte scaturite dai laboratori – ha affermato l’Arcivescovo Brugnaro – dimostrano che la prima esperienza nuova è quella di far memoria di come abbiamo affrontato il 2° Convegno ecclesiale vissuto nel novembre 2013: imparare a lavorare insieme, esaminare le situazioni delle diocesi e del nostro territorio insieme e individuare alcune linee operative. Riconoscere l’attenzione alla famiglia come laboratorio dalla quale imparare una nuova forma di ripresa della pastorale (giovani, scuola, lavoro, preparazione delle coppie e alla vita coniugale) sta dando i suoi frutti. Altro aspetto significativo è quello della “Carità” verso l’esterno (i piccoli comuni, i paesi, il mondo del lavoro) che ogni giorno sta vivendo una crisi di prossimità che è determinata dalla fatica del lavoro, dall’impoverimento del modello Marche (piccolo imprenditore) per la situazione economica ancora non certo favorevole. E questo comporta a superare le difficoltà attraverso una presenza della Chiesa che fa della prossimità nelle forme più evolute un modo particolare per evangelizzare. Non tanto per supplire alle mancanze delle strutture pubbliche quanto per far nascere un nuovo sentimento di solidarietà più ampia, più corposa, più coraggiosa, aperta anche alla domanda che viene dall’emigrazione. Tutto questo va vissuto nella forma di un cantiere, un laboratorio, tutti insieme, perché nessuna realtà diocesana o comunità ha energie di persone, di mezzi e di progetti autosufficienti.  Si sta insieme per avere molta più energia, molta più creatività e anche una capacità maggiore di evangelizzazione.

Il Vescovo di Jesi, monsignor Gerardo Rocconi, presidente del SeRAC ha auspicato che attraverso i Consigli Pastorali diocesani e parrocchiali possano essere trasmesse tutte le cose condivise, a partire dal grande patrimonio di esperienze, di idee e di progetti accumulato a partire dal 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano. A Firenze, ha poi aggiunto, non si va a titolo personale, perché siamo delegati, cioè mandati, e in quella sede dobbiamo portare ciò che camminando insieme abbiamo maturato, a partire dal nuovo metodo pastorale incentrato sulla famiglia come declinato e illustrato nella lettera pastorale indirizzata dai Vescovi delle Marche a tutti gli operatori diocesani e parrocchiali.

L’Arcivescovo di Ancona-Osimo e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, il cardinale Edoardo Menichelli ha espresso gratitudine per l’impegno, anche per quello che tutti metteranno nel dopo Firenze e ha posto l’accento su alcune idee: in primo luogo di non esasperare le analisi, perché tutte le comunità sono dentro un trapasso pastorale e, come ammonisce l’EG, non dobbiamo dire “si è sempre fatto così”; serve una conversione forte di tutte le parti e delle stesse comunità. Decisivo è recuperare un’autentica passione, per essere veri discepoli credenti. Nelle Marche, terra plurale, è facile cadere nell’individualismo; abbiamo il dovere di celebrare la comunione e superare la frammentazione attraverso percorsi comuni che poi vanno attuati. Se la famiglia è icona, metodo ed esempio di azione pastorale, dobbiamo mettere in pratica ciò che si decide insieme. (Sauro Brandoni)  

Convegno Firenze 2015

A Colle Ameno di Ancona si è pregato e riflettuto sulla Traccia predisposta dal Comitato preparatorio nazionale. Il secondo incontro  si svolgerà sabato 26 settembre a Loreto.

Il primo dei due previsti incontri dei delegati delle 13 diocesi delle Marche al 5° Convegno nazionale ecclesiale di Firenze 2015 ha avuto luogo presso la Domus “Stella Maris” di Colle Ameno di Ancona. All’appuntamento convocato per riflettere e confrontarsi sulla Traccia predisposta dal Comitato preparatorio sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” hanno  preso parte anche i membri del Servizio per l’attuazione  del 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano (SeRAC), della Commissione regionale per il laicato, della Consulta regionale di Associazioni e Movimenti e dell’Ufficio Regionale per la Famiglia.

L’Arcivescovo di Ancona-Osimo e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, il Cardinale Edoardo Menichelli nel porgere il suo saluto ai partecipanti ha auspicato di avvicinarsi al grande evento di novembre camminando insieme, con discernimento comunitario in piena e fraterna comunione, fidandoci della potenza dello Spirito Santo; dovrà essere un evento di preghiera, di ascolto e di confronto: è sul campo che vanno colte e interpretate le attese del popolo cristiano alla ricerca di un nuovo umanesimo che dia una risposta alla crisi antropologica. Occorre farlo tenendo conto dei linguaggi dell’oggi, compreso quello della tecnica e della comunicazione sociale, ma integrandoli con quelli dell’arte, della bellezza e della liturgia. La speranza è di rintracciare strade che conducano tutti a convergere in Cristo, che è il fulcro del nuovo umanesimo.

Il Vescovo di Camerino-San Severino mons. Francesco Giovanni Brugnaro, delegato dalla CEM a guidare  il percorso partecipativo verso Firenze ha poi svolto una meditazione sulla cosiddetta Giornata di Cafarnao del Vangelo di Marco (1,21-34) un’icona biblica significativa per comprendere la fedeltà di Dio. L’insegnamento di Gesù provoca lo stupore meravigliato degli abitanti di Cafarnao che non comprendono l’autorità con cui Egli parla e insegna, autorità riconosciuta e temuta anche dai demoni. L’evangelista - ha sottolineato mons. Brugnaro – ci racconta un esorcismo, la cacciata di un demonio, che rappresenta la grande lotta contro l’avversario dell’uomo e di Dio. Gesù è venuto per lottare in favore dell’uomo, per umanizzarlo restituendogli libertà. Marco ci fa riconoscere (anche con l’uso di verbi significativi per il convegno) la nuova e autentica prossimità di Dio: Gesù esce dalla sinagoga, entra nella casa di Simone, ascolta la richiesta a favore della suocera malata e le ridà la salute. Abitando nella casa di Simone, Gesù risana la suocera; farla alzare (movimento che evidenzia il passaggio da una situazione d’impotenza alla possibilità di riprendere il cammino) è un gesto che evoca la risurrezione e un segno che anticipa la vittoria sulla morte (trasfigurazione). La guarigione è finalizzata al servizio: liberati dal male, siamo liberi per il bene che è servire e amare. Compare poi una folla di uomini e di donne che si accalcano alla porta (limite tra dentro e fuori) della casa di Simone mentre Gesù  “guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni”. E’ il volto di Dio che incontra l’uomo che soffre, bisognoso di salvezza, di guarigione, di liberazione. La porta della casa umile e povera di Simone può essere colta come simbolo della Chiesa, luogo di mediazione dell’incontro di Gesù con ogni uomo che ha necessità di essere guarito.

Il prof. Sergio Belardinelli, docente di sociologia presso l’Università di Bologna, impegnato nella diocesi di Fano e componente della giunta nazionale incaricata di preparare il convegno di novembre ha poi illustrato il senso della Traccia e introdotto il lavoro dei cinque gruppi, uno per ogni verbo suggerito (Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare). La Traccia – ha chiarito il relatore - non è un documento ma l’indicazione di una strada dove ognuno può esercitare la sua creatività e il proprio discernimento.  Quando Gesù parla come descritto dall’evangelista Marco  costruisce comunità. Essere insieme agli altri è la nostra natura costitutiva. I delegati al Convegno di Firenze devono sentirsi della comunità. Gesù è la chiave del nuovo umanesimo, non teorico, ma che sa farsi prassi, che vede i bisogni dell’uomo e si ferma per sanare e guarire.  

I cinque verbi della Traccia vanno letti all’interno dell’intero contesto del documento preparatorio di cui i verbi sono solo la parte finale. Occorre avere consapevolezza della realtà in cui oggi siamo coinvolti e di accettare le grandi sfide della modernità, senza complessi, consapevoli che i cattolici hanno qualcosa da dire a tutti i livelli di fronte ai problemi drammatici posti dalla realtà sociale. A fronte di un sostanziale dissolvimento dell’idea stessa di comunità la Chiesa deve rilanciare questa prospettiva vivendola prima di tutto essa stessa al suo interno. Solo una comunità evangelizzatrice riesce a raccogliere le sfide del tempo presente e ad offrirne risposte concrete ponendo come paradigma quello dell’amore il quale costituisce l’elemento fondante dell’umanesimo di Gesù. L’altro va accolto affinché io possa arricchirmi della sua storia ed esperienza. Il “diverso è una opportunità, è un elemento di crescita della nostra fede e della nostra civiltà.

Il 2° incontro dei delegati marchigiani al Convegno di Firenze si svolgerà sabato 26 settembre 2015 a Loreto. (Sauro Brandoni)

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A un anno e mezzo dal 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano (22-24 novembre 2013) i Vescovi marchigiani analizzano un percorso vissuto e orientato in profondo ascolto della vita della Chiesa. Due, in particolare, le vie di riferimento: quella aperta dal Sinodo sulla famiglia e il sentiero tracciato verso il Convegno della Chiesa italiana di Firenze sul tema: «In Gesù Cristo un nuovo umanesimo». Questo tempo è stato necessario e propizio per accogliere l’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco, che chiama noi tutti ad una profonda revisione di vita in prospettiva missionaria.

I contenuti emersi nel Convegno regalano una miniera di spunti, sia di riflessione, sia di proposte di azione. Cresce il confronto tra le nostre Chiese, in modo da generare progetti sempre più condivisi, per valorizzare le risorse e testimoniare la fecondità della comunione.

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